DIECI ORDINI REGIONALI CONTRO IL CNOG: SULLA REVISIONE DELL'ALBO APPLICHEREMO LA LEGGE

Lunedì 01 Giugno 2015

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I sottoscritti presidenti degli Ordini regionali esprimono sconcerto rispetto al documento sulla revisione dell’Albo approvato dal Consiglio nazionale il 14 maggio 2015. Il Cnog attraverso le cosiddette linee guida, pur partendo dal lodevole e condivisibile intento di armonizzare le procedure su tutto il territorio, sfocia nel suggerimento di una clamorosa violazione della normativa professionale  laddove invita, di fatto, gli Ordini regionali a sospendere l’efficacia dell’articolo 41 della legge 69/1963 e del collegato articolo 30 del Dpr 115/1965: le due norme in combinato obbligano gli Ordini regionali a procedere alla revisione degli elenchi almeno una volta l’anno e a cancellare per inattività gli iscritti che risultino privi dei requisiti professionali previsti dalla legge istitutiva all’articolo 1. Tutto ciò rientra nelle prerogative di tenuta dell’Albo, ovvero uno dei compiti fondamentali per il quale l’Ordine è nato. Non è superfluo, a questo punto, sottolineare che solo una legge dello Stato può superarne una precedente: un pur autorevole ordine del giorno del Cnog di certo non può sostituirsi alle linee guida fondamentali, quelle indicate dalle norme vigenti. 

Spiace, in modo particolare, ravvisare nelle premesse del documento del Cnog un uso spregiudicato e strumentale dell’analisi sulla crisi dell’editoria che approda addirittura nell’aberrante equazione - rivelatrice delle vere preoccupazioni del Cnog o almeno della sua maggioranza – che ogni iscritto è prezioso in quanto portatore di una quota e, dunque, un minor numero di iscritti di fatto mette a repentaglio la solidità del bilancio del Consiglio nazionale. Una concezione associazionistico-economica dell’Ordine diametralmente contraria ai princìpi professionali e costituzionali che hanno ispirato il legislatore. La legge sarà pure vecchia di oltre mezzo secolo ma non si può negare che poggi su basi ben più solide e nobili di un criterio ragionieristico. 

Sorprendente, poi, anche la citazione delle riunioni della Consulta dei presidenti e vicepresidenti regionali: due incontri svoltisi a marzo e ad aprile durante i quali non è stato possibile raggiungere una sintesi delle posizioni espresse sul tema delle revisioni proprio per la complessità della materia e per l’impossibilità di scavalcare i limiti normativi. Invece il Cnog piega audacemente il risultato dei due incontri come una condivisione di qualcosa che in realtà non c’è stato. 

A fare le spese di una interpretazione così disinvolta della normativa ordinistica, purtroppo, rischiano di essere proprio gli iscritti che il Cnog finge di voler tutelare. A parte il cattivo esempio di  un atto di indirizzo scritto con il malcelato intento di aggirare la legge, agli iscritti il Cnog finisce per fornire l’illusione di poter sfuggire alle regole sulla revisione addirittura in maniera retroattiva e qui gli estensori del documento approvato lo scorso 14 maggio dimostrano anche limiti di cultura giuridica finora evidentemente ben celati. 

    Per tutto quanto sopra gli Ordini regionali non possono fare altro che ribadire l’assoluta inapplicabilità dell’atto di indirizzo approvato a maggioranza dal Cnog il 14 maggio scorso in tema di revisioni e dichiarano che continueranno ad osservare la legge come unica strada maestra per la tenuta dell’Albo. Una linea, peraltro, fino a pochi mesi fa giustamente seguita anche dal Cnog: è sufficiente scorrere il Massimario per verificare come il Consiglio nazionale mai si è discostato anche in tempi recentissimi dalla corretta interpretazione della normativa professionale anche in tema di revisione, quando è stato chiamato a valutare i ricorsi. Lo stesso Cnog, sul sito dell’Ordine, riporta anche decisioni del Tribunale che ribadiscono il primato della legge in tema di revisione. E, curiosamente, nel presentare la nuova edizione del Massimario il 19 maggio l’Ordine nazionale ne esalta il valore come “prezioso strumento non solo di conoscenza ma di indirizzo delle attività di competenza dell’ordine dei giornalisti”. Forse l’atto di indirizzo di soli cinque giorni prima è, allora, solo una mossa propagandistica-elettorale che non fa onore all’istituzione e alla quale non possiamo arrenderci supinamente.

 Roma, 29 maggio 2015

                                                          

I Presidenti

                        

Paola Spadari              (Odg Lazio)

Filippo Paganini        (Odg Liguria)

Gabriele Dossena        (Odg Lombardia)

Dario Gattafoni             (Odg Marche)

Valentino Losito          (Odg Puglia)

Francesco Birocchi     (Odg Sardegna)

Riccardo Arena         (Odg Sicilia)

Carlo Bartoli                (Odg Toscana)

Dante Ciliani              (Odg Umbria)

Tiziano Trevisan          (Odg Valle D’Aosta)         

 

Di seguito la replica del Consiglio nazionale dell'Ordine a firma del presidente Enzo Iacopino

http://www.odg.it/content/revisioni-il-dovere-della-verit%C3%A0