Venerdì 16 Febbraio 2024
Si è spento all’età di 95 anni Ettore Giorgio Potì, decano dei giornalisti brindisini e primo iscritto all’Elenco dei professionisti della provincia. Era stato a lungo responsabile della redazione brindisina della Gazzetta del Mezzogiorno, corrispondente Rai e Ansa. Di seguito il ricordo di Vincenzo Sparviero.
"Da Brindisi, Ettore Giorgio Potì". Iniziavano così le sue cronache per la Rai, di cui è stato per oltre 30 anni corrispondente, pur guidando la redazione brindisina de "La Gazzetta del Mezzogiorno" e lavorando per l'Ansa di Bari.
Potì – scomparso a 95 anni, dopo una vita dedicata la lavoro e alla famiglia - è stato il decano dei giornalisti di tutto il Salento, il primo "professionista" a Brindisi ed esempio a cui ispirarsi per diverse generazioni di colleghi per via della sua poliedricità comunicativa, unita alle competenze maturate in tanti anni di lavoro trascorsi a raccontare tutto quello che è accaduto – dalla fine degli anni Cinquanta fino pochi anni fa – nel suo territorio, che gli deve davvero tanto sul piano della crescita non solo culturale ma anche sociale.
Attraverso le cronache e i commenti di questo grande giornalista, l'Italia intera ha scoperto ciò che accadeva a Brindisi e nella sua provincia, a cominciare dall'illusione che il comparto chimico potesse risolvere tutti i problemi (gravi) dell'occupazione in una terra che aveva abbandonato la vocazione agricola sperando nel miracolo industriale e che da lì a poco si sarebbe ritrovata in "casa" una delle più grandi centrali a carbone del mondo. Poi, i grandi fatti di cronaca come l'incendio della nave Heleanna al largo del porto quel tragico 28 agosto del 1971 con 25 morti, 16 dispersi e 270 feriti di varia nazionalità. O, ancora, l'esplosione al Petrolchimico la notte dell'Immacolata del 1977 con 3 morti e 52 feriti. Il primo grande esodo albanese del 1991 con migliaia di disperati arrivati a Brindisi inseguendo il sogno di libertà. Ma anche tante belle storie spesso raccontate con la sua proverbiale ironia e uno spirito di osservazione non comune. Di certo, Lui - il grande Giorgio - era sempre in prima linea con le sue cronache, sempre fedeli ai fatti e con quel piglio da grande comunicatore che emergeva sempre dai suoi servizi: tanto per la radio e la tv, quanto per la carta stampata.
Un giorno mi disse che avrebbe voluto fare l'attore (mi raccontava i suoi inizi in teatro con Giustino Durano) o il musicista (amava canticchiare e suonava diversi strumenti), ma non disdegnava di alimentare pure la sua grande passione per la Poesia e la Pittura. Arti a cui si è dedicato, con notevole successo, una volta raggiunta la meritata pensione.
Per noi, Giorgio ha rappresentato un modello da seguire sul piano professionale, ma anche umano. I suoi consigli e quel modo di porsi sempre al pari anche con l'ultimo arrivato, ne facevano un autentico mito tra gli aspiranti giornalisti. Per i suoi 80 anni, i colleghi più rappresentativi e anche alcuni suoi allievi (tra cui chi vi scrive) dedicarono a Giorgio i loro scritti raccolti in una pubblicazione che raccontava la storia di questo grande e acuto Giornalista, che come pochi ha lasciato testimonianza di come il giornalismo dovrebbe sempre essere: misurato, attento e incisivo. Sono sicuro che Potì sarebbe stato un grande giornalista anche con l'avvento del web, che lo affascinava e impauriva al tempo stesso, nella consapevolezza che si tratta comunque di uno strumento che saremo sempre noi giornalisti a gestire, quando non ci sfugge di mano e lasciando spazi a chi giornalista non è, ma proprio attraverso il web pensa di esserlo, offuscando l'immagine di una comunicazione corretta e coerente che solo gli iscritti all'ordine possono – deontologicamente e non solo - garantire.
Ora, chiudo gli occhi e rivedo il suo sorriso, i suoi capelli bianchissimi e mi sembra pure di sentire la sua voce nell'open space della Gazzetta quando arrivava l'ora di chiudere il giornale: "Beh, a ccè stamu?". Era il suo elegante e gentile modo di chiederci di concludere in fretta i nostri articoli.
Ci mancherà, il professionista ma anche l'uomo: padre, marito, maestro e collega esemplare e ora nei suoi "collegamenti" con chi gli ha voluto bene potrà cambiare anche la dicitura: "Dal nostro inviato in... Paradiso".