NO A DILEGGIO E INTIMIDAZIONI, L'ORDINE CHIEDE RISPETTO PER I GIORNALISTI DOPO I CASI DI LECCE E DEL SEN. CIAMPOLILLO

Mercoledì 03 Agosto 2016

Stampa

 "Resistete ancora un anno e mezzo. Tra un anno e mezzo andremo al governo e ci dimenticheremo di tutta questa gente, saranno solo un lontano ricordo". E' la profezia del senatore del M5S Lello Ciampolillo al termine di un videomessaggio di sette minuti di attacchi a due giornaliste e alle loro testate "colpevoli" di aver scritto un articolo sgradito al senatore, a proposito del suo partito. Una profezia che ha il sapore amaro di una intimidazione, come intimidatorio è l'atteggiamento subìto da un collega salentino che denuncia la grottesca circostanza di una conferenza stampa (a Lecce, tema Xylella, organizzata da Cia, Cno, Apol e Italia Nostra) al termine della quale non erano previste domande e il suo tentativo di porne una è stato accolto come una provocazione da altri spettatori estranei alla professione e comunque – stranamente - presenti all'incontro riservato ai giornalisti.

Due episodi geograficamente e strutturalmente lontani eppure uniti da un pericoloso filo rosso, tra loro e ad altri episodi che pure questo Ordine ha stigmatizzato negli ultimi mesi: l'insofferenza nei confronti dei giornalisti e dell'informazione. L'Ordine dei giornalisti si guarda bene dal voler fare una difesa corporativa: siamo i primi a chiedere costantemente un rigoroso rispetto dei doveri contenuti nell'articolo 2 della legge professionale. Ma quella stessa norma rammenta anche i diritti di una informazione libera, sancita come tale fin dalla carta costituzionale. La generalizzata insofferenza alle critiche e il costante clima di scherno verso i singoli giornalisti e la categoria intera che si manifesta anche in violenze verbali e accuse immotivate è un pericoloso segnale per la democrazia che si nutre della libertà di stampa. Il legislatore ha previsto regole, tempi e modi per far valere i diritti di chi si sente leso dall'attività di un giornalista e non c'è modo migliore che rispettare quei percorsi per ripristinare verità che si ritengono violate o negate. Altrimenti viene da pensare che è proprio la pretesa di voler imbavagliare i giornalisti, nonché il loro costante e quotidiano insulto ad aver fatto scivolare l'Italia agli ultimi posti delle classifiche sulla libertà di stampa.