Addio ad Antonio Mangano

Martedì 05 Aprile 2022

Stampa

È morto a Bari, all'età di 87 anni, il collega Antonio Mangano, una vita professionale a "La Gazzetta del Mezzogiorno" di cui è stato anche vice direttore.

Per molte generazioni di giornalisti un punto di riferimento e un maestro impareggiabile nella conduzione della "macchina" giornale. Da redattore capo è stato per anni il responsabile della prima pagina, la "vetrina" del quotidiano, che confezionava con intelligenza e intensità, ad iniziare dai titoli. Una lezione quotidiana con cui trasmetteva la passione per un mestiere di cui era innamorato. I tanti colleghi che si sono formati alla sua scuola di giornalismo e umanità ne serberanno un profondo e grato ricordo.

Il ricordo di Valentino Losito, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

A SCUOLA DA "TONINO"

"Esce domani la Gazzetta?": quando la luce al tramonto filtrava dalle finestre e il direttore Gorjux si affacciava nell'open space interrogando il suo "vice", era il segno che la grande danza della prima pagina stava per iniziare: ogni sera uguale e diversa.

Ad allestire la vetrina del giornale era lui, "Tonino" Mangano, motore inquieto, intelligente e appassionato della "macchina" del giornale. La sua scrivania, sempre invasa da un inestricabile ma per lui ordinatissimo guazzabuglio di agenzie e carta da bozze, iniziava a brulicare di colleghi, chiamati al sacro compito di cercare i titoli migliori per la prima pagina. Un esame rigoroso e incalzante, un crescendo di ansia e fantasia, un pressing sfiancante alla ricerca della parola giusta, che servisse ad accendere nel lettore l'ardente curiosità. Alla fine i titoli, vergati in fretta sulle "sudate carte" , prendevano il volo e planavano finalmente in tipografia. Qui si svolgeva il secondo tempo del rito, che aveva come campo base il tavolo inclinato luminoso della impaginazione.

L' aiutante di campo era il poligrafico di turno che, per tutto il tempo e con impagabile pazienza, doveva esaudire ogni richiesta di Tonino, attento a tutto, soprattutto ai particolari, fino a quando il bozzone non fosse stato pronto per essere trasformato in lastra e andare finalmente in macchina. Ma neppure allora la tranquillità era piena, perché c'era sempre un lancio di agenzia o la telefonata di un collega che avrebbe potuto mettere in discussione con una notizia dell'ultimora, quel fragile e bellissimo castello di carta. Questo è uno dei tanti ricordi di Tonino,  il principe dei titolisti, al quale, seduto sulla sua cassettiera, avevo iniziato a rubare il mestiere sin dalle prime settimane dopo il mio arrivo in Gazzetta. Burbero e dolcissimo, inquieto e generoso, intelligente e creativo. Grazie Tonino, maestro e amico, il tuo saggio sorriso è stampato per sempre sulla prima pagina del mio cuore.

Valentino Losito