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I giornalisti italiani pronti a mobilitarsi contro gli attacchi alla Costituzione: “giù le mani dall’informazione”

Venerdì 12 Ottobre 2018

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 alt«L’attacco ai giornalisti del gruppo Gedi è solo l’ultimo episodio di una serie di attacchi alla libertà di informazione che tradisce il vero obiettivo di questa campagna: indebolire l’articolo 21 e tutti i valori contenuti nella prima parte della Costituzione. Un attacco da respingere con forza, tutti insieme». Con queste parole il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha aperto la conferenza stampa convocata nella sede del sindacato dopo le polemiche innescate dall’anatema del vicepremier Di Maio contro Repubblica e l’Espresso.

 

«In Italia, come negli Usa, in Turchia, Ungheria e in altri Paesi del mondo, il potere politico vuole abolire i corpi intermedi, annichilire il dissenso e il pensiero critico, rendere i cittadini sempre più sudditi. In sintesi: chi, come Di Maio, attacca i giornali lo fa per smantellare la democrazia liberale e trasformarla in qualcosa che non è democrazia, perché illiberale e autoritaria. E anche gli attacchi all’Ordine dei giornalisti vanno letti in questa ottica», ha insistito Lorusso.

Minacce di abrogare l’Ordine, minacce di tagliare i contributi all’editoria (che sostengono le cooperative editoriali e le pubblicazioni no-profit), minacce di togliere ai giornali la pubblicità delle aziende partecipate, nessun provvedimento contro il precariato nel settore del giornalismo, critiche addirittura al sistema degli ammortizzatori sociali nel settore dell’editoria: «Tutti tasselli che compongono lo schema di un attacco all’informazione e alla democrazia che sulla stampa libera si regge. Dobbiamo reagire a questa situazione con forza e compatti», ha ribadito il segretario della Fnsi.

Dalla conferenza stampa, alla quale hanno aderito l’Ordine dei giornaliste, l’Usigrai, numerosi Comitati di redazione, l’associazione Articolo21 e i giornalisti della Rete NoBavaglio, sono partite due proposte: «Rispondiamo agli attacchi come hanno fatto negli Stati Uniti, dove, la scorsa estate, centinaia di testate hanno risposto al presidente Trump pubblicando lo stesso giorno un editoriale sul valore e sul ruolo della stampa». E «prepariamo una grande iniziativa pubblica in cui coinvolgere non soltanto giornalisti, ma anche associazioni, organizzazioni e cittadini che sono i destinatari del nostro lavoro. È a loro che serve il nostro lavoro, è con loro che dobbiamo mobilitarci», ha riassunto il presidente Giulietti.

«È in atto un attacco senza precedenti alla Costituzione. Quella che viviamo è una vera emergenza democratica. Non a caso il presidente Mattarella ha sentito più volte l’esigenza di richiamare l’attenzione sul ruolo del giornalismo e della stampa libera», ha incalzato Giulietti, che ha poi ricordato la vicenda di Monfalcone, il proiettile recapitato a Claudio Fava e la giornalista Tina Merlin, che per il suo lavoro di denuncia prima della tragedia del Vajont fu diffamata, denigrata ed emarginata.

«Da pubblicista iscritto all’Ordine della Campania, Di Maio chieda scusa», ha detto il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, presente insieme con la vicepresidente Elisabetta Cosci, con il segretario nazionale Guido D’Ubaldo, con il tesoriere Nicola Marini e con i presidenti di numerosi Ordini regionali.

«Siamo qui per ribadire vicinanza ai colleghi Gruppo Gedi, ma anche per reagire compatti a questo attacco. Siamo preoccupati per la tenuta democratica del Paese e non piegheremo la schiena. Ci ripensino prima che sia troppo tardi e che si arrivi allo scontro tra chi difende i valori della democrazia e chi vuole abolirli», ha concluso Verna.

Anche per il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, la vicenda «non riguarda solo i giornalisti del gruppo Gedi, ma tutta l’informazione. Quando attaccano un giornale, quel giornale va difeso da tutti. La solidarietà non può fermarsi ai recinti aziendali. Quello che preoccupa è il metodo: l’Ordine apre un procedimento su Casalino? Abroghiamo l’Ordine. I giornali criticano il governo? Chiudiamoli. I giornalisti raccontano verità scomode? Sono tutte fake news. Volevano liberare la Rai dai partiti, l’hanno occupata come tutti gli altri prima di loro», ha evidenziato.

Un appello a reagire compatti è arrivato anche da Maurizio Di Schino, segretario dell’Ucsi. Marco Patucchi, del Cdr di Repubblica, ed Emanuele Cohen, del Cdr dell’Espresso, hanno ringraziato i colleghi degli altri Comitati di redazione per la solidarietà. Daniele De Salvo del Coordinamento dei Cdr del gruppo Poligrafici Editoriale ha chiamato in causa anche gli editori, «perché facciano la loro parte nel difendere il lavoro dei giornalisti, la libera informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati», ha detto.

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